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In un paliotto la storia della Porta del Buon Amore | |||||
Era la seconda metà del XVI secolo quando il duca Alfonso II d’Este aveva deciso di rafforzare, con baluardi e terrapieni, le mura a sud di Ferrara. Per realizzare questo progetto era necessario eliminare una delle porte d’ingresso alla città, la Porta dell’Amore, e abbattere il torrione trecentesco che ne faceva parte. Secondo una tradizione devozionale anche in questa porta, come del resto in tutte le altre che si aprivano lungo la cinta muraria, vi era una immagine sacra posta lì in segno di protezione. Si trattava di un affresco dipinto su una parete della torre che raffigurava la Vergine con il Bambino, venerata dagli abitanti del borgo come “Madonna del Buon Amore” per le proprietà taumaturgiche che le venivano attribuite. Preoccupati dal fatto che quest’immagine sarebbe andata sicuramente perduta, tra pietre e calcinacci durante l’opera di demolizione, i borghigiani si riunirono in confraternita e, con una petizione al Duca, ottennero il permesso di rimuoverla per custodirla e prendersene cura in un piccolo oratorio allestito nei pressi. A suo tempo l’avrebbero trasferita nella chiesa che si erano impegnati di costruire a proprie spese dove accogliere i devoti ed i pellegrini che accorrevano sempre più numerosi. La chiesa sorse di fronte all’antica porta (sul lato destro dell’attuale Via Porta d’Amore all’incrocio con Via dei Baluardi) e la Madonna vi fu trasferita nel 1582 alla presenza del vescovo Giovanni Fontana. La cerimonia fu solenne: i congregati, nella tunica bianca legata in vita da un cordone celeste che distingueva la loro Confraternita, trasferirono l’immagine nella nuova chiesa. Tra inni sacri, litanie e vapori d’incenso, la collocarono sull’altare tra cherubini e raggi dorati che le facevano da corona. In un alternarsi di vicende trascorsero i secoli e per la chiesa, dopo l’oltraggio subito dall’invasione francese, ebbe inizio un inesorabile declino. Estintasi la Confraternita, venne chiusa al culto e abbandonata fino ad essere demolita nei primi decenni del novecento. Ancora una volta la Madonna del Buon Amore venne traslocata, completa del suo altare, nella vicina chiesa di Santa Apollonia, la bella e luminosa chiesa a pianta ottagonale che, con il cinquecentesco portale di marmo, si affaccia su via XX Settembre. Ai piedi di detto altare trova posto un elegante paliotto, opera dello scagliolista Antonio Bini (attivo a Ferrara tra il 1692 e il 1698) dove si può leggere la storia dell’antica Porta dell’Amore. Al centro è rappresentata la Vergine che regge il Bambino, racchiusa nella torre protetta da due angeli, mentre nei quattro medaglioni che ornano la cornice sono riprodotti il primitivo oratorio, la nuova chiesa e un pozzo a testimoniare la presenza del borgo. Ma l’immagine più significativa è quella che rappresenta la Porta dell’Amore, forse l’unico ricordo grafico di questa. La torre e il ponte che vi sono raffigurati inducono a pensare che potesse trattarsi di una porta d’acqua per consentire ai barcaioli, in transito sul fiume, l’accesso alla città. Maria Teresa Mistri Parente |
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