Premessa
Appena fuori dalle mura cittadine a nord-ovest di Ferrara, in un intreccio di strade intestate a personaggi femminili, una targa indica via Lucrezia Roverella, benefattrice.
Il nome richiama subito alla mente il fastoso palazzo che si affaccia su corso Giovecca, appartenuto dal 1685 ad un ramo discendente della sua casata, ma più di tanto non dice.
Mi chiedo, allora, chi fosse e come fosse questa Lucrezia e, spinta dalla curiosità, comincio a sfogliare testi, a frugare nei carteggi d’archivio e a dare il tormento a bibliotecari pazientissimi.
Poco per volta le notizie affiorano, i riferimenti si moltiplicano e le occasioni più impensabili collegano tra loro Ferrara, Sassuolo e Santa Maria Codifiume, i luoghi principali legati alla sua storia.
L’imprevedibile ritrovamento, in un mercatino di robe vecchie, di una mappa dov’è indicata una sua residenza, chiamata “Il Pentimento”, la scoperta, per caso, del suo stemma gentilizio in un paliotto d’altare, il restauro di una piazza di Sassuolo a lei dedicata mi convincono sempre più che a questa gentildonna, vissuta nel XVI secolo, non dispiace riemergere dalla nebbia e dal silenzio dell’oblio, pur nascondendo le proprie sembianza. Di lei, infatti, non esiste alcun ritratto, né se ne fa cenno nell’inventario dei suoi beni.
Nata nei primi anni del 1500, Lucrezia era la figlia del conte palatino Gerolamo Roverella, signore di Montenovo, e di Taddea Contrari dei conti di Vignola.
Vedova ancora molto giovane di Vincenzo Mosti, gentiluomo di fiducia del duca Alfonso I d’Este, attorno al 1530 sposò, in seconde nozze, Marco Pio di Savoia, principe di Sassuolo, ambasciatore estense a Torino ed in Francia. Quando nel 1544 restò di nuovo vedova, Lucrezia dedicò la sua vita alla tutela dei figli ed a quei rapporti sociali necessari ad una attenta amministrazione dei vasti possedimenti di famiglia.
Nel corso della sua lunga esistenza vide succedersi al governo della Signoria Estense gli ultimi tre duchi: Alfonso I, Ercole II ed Alfonso II, godendo di tutti la stima e il sostegno.
Sensibile ai bisogni della povera gente, si fece promotrice di opere benefiche e generose elargizioni, per disposizione testamentaria, anche oltre la morte, avvenuta a Ferrara, il 14 settembre 1584.
Maria Teresa Mistri Parente
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